Chiesa e Massoneria: le ragioni di una inimicizia
In un momento cruciale per l'Umanità, impegnata in una lotta impari contro la più grande pandemia di tutti i tempi, non è un caso che Papa Francesco si rechi in Iraq, nella piana di Ur, terra di Abramo e primo insediamento umano, per dialogare con le altre religioni sui temi della Pace e della Fratellanza universale.
Probabilmente è mosso dalla preoccupazione che lo smarrimento dei nostri tempi possa provocare un irrimediabile indebolimento di due baluardi del progresso umano, la Fede e la Speranza, e fa leva sulla Carità, terza virtù considerata da San Paolo la più grande (lettera ai Corinzi 13,13), per combattere odio e divisioni con la forza invincibile dell'amore.
Il suo discorso è infatti un inno alla pace alla fratellanza, con richiamo costante al cielo stellato, tetto della casa comune, che annulla le differenze e ogni distanza spazio-temporale.
Nelle parole pronunciate dal Papa si può facilmente riconoscere ogni massone, in quanto formato sin dalla sua iniziazione ai principi di tolleranza e Fratellanza. Ma allora, vien fatto di domandarsi, perché mai non vi è stato mai dialogo tra Chiesa e Massoneria come tra religioni tanto lontane e storicamente nemiche? E per quale ragione i Papi si sono sempre accaniti contro, con le loro bolle di scomunica e la volontà di distruggere una Istituzione non solo inoffensiva, ma tendente alla elevazione morale e spirituale di uomini e donne di buona volontà, disposti a praticare le più alte virtù?
Quando nel XVIII Secolo si è andata affermando in Europa l’esistenza in forma di istituzione di una società di liberi pensatori chiamata Massoneria, la Chiesa Cattolica ha subito mostrato preoccupata inimicizia e non ha esitato a colpirla. Dopo appena 20 anni dalla sua comparsa nella famosa locanda di Londra subiva infatti la prima scomunica ad opera del Papa Clemente XII, reiterata da diversi suoi successori e inserita nel codice di diritto canonico, dal quale è stata espunta solo con la riforma del 1983.
In Italia il contrasto si è acuito per ragioni politiche nel periodo risorgimentale, ma in seguito, ricuciti i rapporti con lo Stato grazie ai Patti Lateranensi del 1929, ci si è chiesto, sia da parte massonica che cattolica, se tra le due Istituzioni esistessero motivi sostanziali di incompatibilità ofosse possibile abbattere le barriere per costruire un dialogo utile ad entrambe, dal momento che molti cattolici sono massoni.
Malgrado ogni sforzo,una distanze incolmabile divide le due sponde e nulla è mutato rispetto al passato, basta leggere la ferma condanna del relativismo, normalmente attribuito alla Massoneria, nella Enciclica “Lumen Fidei” di Papa Bergoglio, ripresa nella più recente Enciclica “Tutti Fratelli”.
Per quanto strano, non è difficile comprendere le ragioni di questo atteggiamento.
Scopo della Massoneria è il perfezionamento individuale che, tradotto in termini operativi, implica una pratica virtuosa capace di sviluppare le qualità umane nascoste in ognuno di noi e di fornire strumenti di conoscenza.
Questo obiettivo di promozione umana, che mira alla elevazione morale e spirituale dell'individuo è un tratto comune a tutte le religioni, anche se la Massoneria si differenzia completamente dal mondo confessionale perché non impone nessun dogma e affida il progresso umano alla libertà dell'individuo.
In realtà due sono i caratteri del percorso iniziatico muratorio che rendono la Massoneria invisa alla Chiesa: l’indipendenza e la trasversalità.
Carattere distintivo del massone e la libertà assoluta di pensiero e di coscienza, incompatibile con qualsiasi forma di condizionamento che sia di ostacolo al suo percorso iniziatico. Ed è ciò che la Chiesa condanna come relativismo, ovvero presunzione di poter accedere da soli a qualsiasi livello di conoscenza, anche trascendentale, senza l’aiuto della fede a la mediazione dei ministri del culto.
La Massoneria è un centro di unione dove, in nome della tolleranza, si accolgono senza pregiudizi fratelli e sorelle di qualsiasi religione, non per renderli irreligiosi, semmai per favorire la crescita di consapevolezza della loro personale visione dei mondi superiori.
Nelle logge è vietato parlare di religione perché potrebbe creare divisioni tra fratelli di fedi diverse, ma ciò non significa che la religione, intesa come sforzo umano di saldare materialismo e spiritualità, sia estranea alla Massoneria.
Gli Antichi Doveri (OldCharges) annessi alle Costituzioni massoniche del 1723 avvertono “Un muratore è tenuto, per la sua condizione ad obbedire alla legge morale; e se egli intende rettamente l’Arte non sarà mai un ateo stupido né un libertino irragionevole”. Nella sua “Filosofia della Massoneria” Fichte descrive la concezione universalmente umana della religione, dimostrando come possa esistere un sentimento religioso al difuori delle Chiese.
Si pone quindi in questa delicata materia una questione di confini: ogni religione difende i suoi e convive con le altre a condizione che siano considerati invalicabili, salvo conversione di chi decide di aderire ad un’altra fede.
La Massoneria rompe questo equilibrio accogliendo ogni tendenza nel massimo rispetto della diversità di convinzioni; propone semplicemente di onorare una Entità denominata Grande Architetto dell’Universo, che rappresenta simbolicamente il Dio di ciascuno.
Ma la Chiesa Cattolica, al pari di altre confessioni, non accetta questo sincretismo religioso che favorisce una religiosità di tipo laico, che permette la ricerca del “sacro” svincolata da dogmi religiosi.
Se negli ultimi tempi la Chiesa si è aperta al dialogo con le altre religioni nel rispetto dei reciproci ambiti di influenza, analoga apertura non può rivolgere alla Massoneria che, per quanto orientata alla elevazione dei propri adepti su ogni piano possibile, ha la colpa imperdonabile di interpretare una religiosità universale che supera i confini delle confessioni e delle ideologie religiose.
Di qui la unilateralità e insormontabilità della inimicizia: per la Massoneria un cattolico è bene accetto, per la Chiesa il massone va discriminato e combattuto per la sua libertà.
Sergio Ciannella
Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia di Rito Scozzese