La Massoneria fu introdotta in Italia nel 1728 dal musicista Francesco Saverio Geminiani, che aveva ricevuto dal Gran Maestro della Gran Loggia Unita di Londra, Henry Hare di Colerain, un mandato (deputation) per la costituzione di una loggia dal titolo “Perfetta Unione”, che adottò come logo il Sigillum Neapolitanum” la cui immagine fu in seguito utilizzata dalla Gran Loggia d’Italia e da altre Obbedienze. Fra il 1731 e il 1732 alcuni inglesi residenti in Italia fondarono a Firenze una Loggia che ebbe quale primo Venerabile mister Fox. L’Officina contava fra gli iscritti diversi intellettuali, come Antonio Cocchi, Antonio Niccolini, Tommaso Crudeli, Giuseppe Maria Buondelmonti. La loggia conservava un deciso carattere razionalista e i lavori avevano il fine di rinnovare la ricerca scientifica e filosofica, secondo il metodo sperimentale di Galileo e le indicazioni tratte dal pensiero di Leibniz, Cartesio, Gassendi e Locke.
Nella seconda metà del XVIII secolo, la Libera Muratoria si diffuse in ogni angolo d’Italia e soprattutto a Napoli, Venezia, Livorno, Brescia e Milano. Fu in quest’ultima città che nel 1805 approdò il Rito Scozzese Antico e Accettato, ad opera del conte Alessandro Augusto De Grasse-Tilly, nobiluomo francese che il 31 maggio 1801 aveva fatto parte dei “Gentlemen of Charleston”, costitutori del primo Supremo Consiglio del mondo.
Poco tempo dopo, De Grasse -Tilly ottenne dal Supremo Consiglio di Charleston una “patente” che lo autorizzava a fondare corpi similari nei due emisferi. Pertanto, nel 1802 creò il Supremo Consiglio delle Indie Occidentali, quindi ritornò in Francia, dove nel 1804 dette vita al Supremo Consiglio. L’anno successivo fu costituito anche il Supremo Consiglio d’Italia.
Dopo gli anni bui della Restaurazione, la Massoneria rinacque in Italia l’8 ottobre del 1859 mediante la fondazione, a Torino, della Loggia “Ausonia”. Il 20 dicembre si costituì quindi il “Grande Oriente d’Ausonia”, in seno al quale fu eletto Gran Maestro pro tempore Filippo Delpino. Il 20 maggio 1860 assunse la carica Livio Zambeccari.
Iniziò da quel momento la complessa e annosa opera di riunificazione della Massoneria italiana conclusa, dopo numerose assemblee costituenti, con il consolidamento del Grande Oriente d’Italia avvenuto nel 1872.
La Comunione conobbe un periodo di crescita notevole durante la Gran Maestranza di Adriano Lemmi, al quale subentrò nel 1895 Ernesto Nathan che, a sua volta, nel febbraio 1904, lasciò il supremo maglietto a Ettore Ferrari. Quattro anni più tardi, il naufragio in Parlamento della “Mozione Bissolati”, in materia di insegnamento religioso nelle scuole, provocò una gravissima crisi dovuta allo scontro di due opposti modi di intendere la Libera Muratoria: il Gran Maestro Ettore Ferrari riteneva che i massoni fossero obbligati a seguire le indicazioni politiche del governo dell’Ordine, mentre il Luogotenente Sovrano Gran Commentatore Saverio Fera, a capo del Rito Scozzese Antico e Accettato, reputava ogni adepto vincolato solo dalla propria coscienza.
Dopo molto discutere, la frattura divenne insanabile e l’8 luglio 1908 Fera emanò da Firenze un decreto col quale dichiarava irregolare il GOI, rivendicando per il Supremo Consiglio, da lui guidato, la legittimità iniziatica. “Con l’animo addolorato – egli scrisse – ma con la coscienza di compiere un dovere, invio a voi tutti copia del Decreto con cui vengono dichiarate risolte le Costituzioni del 1906 e sciolto il Grande Oriente”. Da allora in poi la Massoneria italiana rimase divisa e tale separazione, nata da un incidente politico, col tempo apparve sempre più profonda e motivata per diversa impostazione, specie quando la Massoneria “liberale”, ammise le donne.