La musica, in linea generale, poiché è soprattutto suono, ci consente di trasportarci in una dimensione “altra” e porci in corrispondenza con la matrice originaria del creato che è, come ormai assodato, sonora.
Gli elementi che caratterizzano la musica sono, fondamentalmente, la melodia, l'armonia (cioè la prospettiva verticale del brano) e il ritmo. La tipologia e le caratteristiche strutturali di tali elementi, insieme, determinano il tipo di influsso che il dato brano musicale avrà sull’ascoltatore.
La Massoneria, consapevole dell’importanza della musica come supporto fondamentale nello sviluppo delle potenzialità umane, si è servita di tale espressione artistica fin dall’inizio, considerandola componente fondamentale dei lavori di Loggia.
I suoni possono far scaturire sia l’armonia sia il suo contrario (il caos sonoro) che caratterizza il mondo profano.
Il Massone, invece, tramite il proprio lavoro rituale costruisce la “Colonna d’Armonia”.
E, mentre la Parola è l’espressione del suono del singolo Fratello, la Colonna d’Armonia è la manifestazione del suono dell’intera Catena fraterna.
Tale è la vibrazione rituale, il cui elemento unificante è l’Eggregore, che rappresenta il mezzo per poter raggiungere l’ottava superiore dell’anima di Gruppo, sublimando la dimensione di frequenza bassa (che simbolizza la dimensione materiale) e creandone un’altra, di frequenza superiore (di un’ottava); che esprime una dimensione, invece, spirituale.
Presenza della Musica nella Massoneria.
Nella realtà descritta si ravvisa il motivo per cui fin dalle origini della massoneria moderna i lavori massonici erano accompagnati da canti intonati dai fratelli.
Già la Gran Loggia di Londra, fondata il 24 giugno 1717, adoperava melodie antiche abbinandole a testi di contenuto massonico. Inoltre, vi erano dei piccoli gruppi strumentali di soli fiati, che si occupavano di accompagnare i lavori.
Nel “700” sovente la Massoneria commissionava a compositori famosi opere da eseguirsi in concerto.
Il brano To old Hiram in Heaven, where he sat in full glee, utilizzato dalla loggia londinese "Anacreontic Society" e composto nel 1796 da Stafford Smith (il cui titolo fu modificato nel 1814 in The Star splangled Banner), un secolo dopo divenne l’inno nazionale statunitense; quello austriaco è un brano massonico composto dal fratello Mozart; mentre la musica dell’inno nazionale tedesco è stata scritta da Haydn.
Tra i compositori massoni che hanno scritto musica massonica ricordiamo: Rameau di cui citiamo in particolare lo Zoroastro, Haydn che scrisse La Creazione (opera pregna di simbolismo massonico) , Gluck (con l’ Orfeo ed Euridice); e inoltre Salieri, Piccinni, Pugnani, Cherubini, Spontini. Particolare rilievo riveste la presenza massonica del toscano Francesco Geminiani (1687-1762), musicista, al quale si attribuisce l’importazione della Massoneria dall’Inghilterra in Italia nel 1728, grazie alla costituzione della Loggia “Perfetta Unione “ all’Oriente di Napoli.
Sull’appartenenza di Beehoven alla Massoneria vi è ancora incertezza, anche se sono riscontrabili elementi e contenuti prettamente massonici in alcuni suoi lavori. E’ nota, ad esempio, la sua predilezione per le tonalità di Mi b maggiore e Do minore, entrambi con tre bemolli, quindi legate alla simbologia massonica del numero tre.
Sicuramente il brano più interessante dal punto di vista massonico è l’Inno alla Gioia dell’ultimo movimento della nona sinfonia, sia per i suoi contenuti di fratellanza universale sia perché il suo autore, Schiller, quasi certamente era massone.
Altro compositore di rilievo massone fu il finlandese Sibelius (1865-1957), il quale scrisse “Musique religieuse” (musica rituale massonica) op.113, per tenore, baritono, coro maschile e organo, che contiene una serie di canti destinati ai lavori di loggia. Tale opera è interessante poiché i testi che la compongono provengono da diverse culture, epoche, luoghi, proprio a voler rispecchiare l’universalità della Massoneria. Il decimo brano dell’opera, per organo solo, si basa su di una figurazione ritmica che si rifà alla batteria del grado di Compagno.
Particolare interesse ed importanza riveste la produzione massonica di Mozart.
E’ noto che Mozart, il quale fece il proprio ingresso in Massoneria il 14 dicembre del 1784, volle imparare a suonare il clarinetto proprio per poter partecipare alla Colonna d’Armonia della propria Loggia. All’epoca infatti la “Colonna d’Armonia” veniva suonata esclusivamente da strumenti a fiato.
Il contributo alla musica massonica offerto da Mozart è notevole; brani massonici furono, ad esempio, l’ “Eine Kleine Nachtmusic”, scritta da Mozart in occasione dell’ingresso del padre in Massoneria e il quartetto intitolato “Le dissonanze” che è la rappresentazione sonora del percorso iniziatico che porta il profano dal caos e dall’oscurità (simbolizzati dall’introduzione in cui le dissonanze creano un’atmosfera di instabilità tonale) alla luce.
Il “Flauto Magico” può esser definita propriamente un’ Opera massonica in quanto, sostanzialmente, riprende la formula di un rito di iniziazione massonico.
Infatti si parte dal buio, dall’oscurità, per poi giungere alla Luce, liberandosi dalle proprie catene (rappresentate dalle proprie schiavitù terrene).
Il messaggio è che il Bene prevale sempre sul Male e che l’Amore vince sempre l’Odio. Tale opera poi, non solo esprime il principio massonico di fratellanza universale, ma presenta continuamente elementi legati alla simbologia del numero, in particolare il 7, il 18 e, principalmente, il 3 (che è massonico per eccellenza). Già l’Ouverture inizia con tre accordi di Mi b (ricordiamo che la tonalità di Mib presenta 3 bemolli, oltre ad essere il Mi la terza nota, dal Do).
Successivamente, vi è una struttura melodico-armonica che, con i suoi timbri oscuri, sottolinea il caos, la mancanza di luce iniziale e il regno della Regina della notte.
I vari personaggi che appaiono, come ad esempio i genietti e le dame sono in mumero di tre; vi sono tre templi (quello in mezzo della Sapienza, quello a destra della Ragione e quello a sinistra della Natura). I tre Genietti raccomandano a Tamino tre virtù: costanza, pazienza e silenzio. In definitiva, come possiamoconstatare, il Flauto Magico è sostanzialmente basato sulla simbologia del numero tre.
Ma è di fondamentale importanza proprio il simbolo del flauto, che rimanda ad antiche tradizioni. Come non associare la magia incantatrice di questo strumento a fiato al dio Krishna, venerato nella tradizione induista, il quale con il proprio flauto incanta chiunque ascolti il suo suono.
La magia incantatrice dello strumento musicale si riscontra anche nel mito di Orfeo il quale con la sua cetra riesce ad incantare chiunque l’ascolti.
Tale mito fu la base dell’ opera Orfeo ed Euridice scritta dal compositore massone Gluck.